Da quando esistono i sistemi wireless e quelli che funzionano basandosi sulle onde elettromagnetiche ed in particolare radiofrequenze, sono stati inventati dispositivi chiamati Jammer, che di fatto disturbano il loro funzionamento a vari scopi, quasi sempre fraudolenti.
Tecnicamente parlando, un jammer è un disturbatore e nello specifico è un generatore di onde elettromagnetiche, quasi sempre a radiofrequenza, che viene utilizzato:
– dai ladri per impedire la comunicazione tra i sensori degli antifurto e anti-intrusione degli ormai diffusissimi allarmi wireless, allo scopo di non far loro rilevare la condizione di allarme; a questa vulnerabilità, i migliori sistemi rispondono con tecniche di interrogazione periodica punto a punto;
– per bloccare le comunicazioni radio (può usarlo anche la Polizia prima di effettuare un’incursione, ad evitare che i malviventi possano comunicare tra loro;
– a fini leciti nei luoghi dove si voglia impedire l’utilizzo dei telefoni cellulari: per esempio nelle aule d’esame.
– da chi vuole sottrarre merce nei negozi e supermercati, eludendo le
barriere antitaccheggio.
IDISEC è in grado di offrire i
migliori sistemi antitaccheggio in grado di proteggere con efficacia ogni attività di vendita al pubblico, mettendo a disposizione
barriere antitaccheggio basate su varie tecnologie.
Jammer contro barriere antitaccheggio
Da tempo l’industria del crimine ha inventato dei dispositivi che teoricamente sono in grado di bloccare il rilevamento della merce protetta da
etichette antitaccheggio e
tag antitaccheggio; ma funzionano davvero? E con tutti i tipi di
barriere antitaccheggio? E anche con i
migliori sistemi antitaccheggio?
Facciamo un po’ di chiarezza analizzando sinteticamente il funzionamento dei
sistemi antitaccheggio per negozi esistenti oggi.
– Antitaccheggio AM; sono composti da un’antenna che irradia un campo elettromagnetico eccitatore variabile alla frequenza di
58 kHz modulato in intensità in modo on/off a 60 ÷ 90 volte al secondo.
– Un’antenna posta sul lato ricevente del passaggio da sorvegliare rileva le onde elettromagnetiche pulsate trasmesse.
– L’onda elettromagnetica pulsata sollecita il
tag antitaccheggio grazie a un fenomeno fisico noto come magnetostrizione: il tag contiene due lamine che alla frequenza trasmessa vibrano, generando un disturbo che la bobina ricevente sul lato opposto della
barriera antitaccheggio rileva.
– Nell’
etichetta antitaccheggio o
piastra antitaccheggio (tag) le dimensioni delle lamine variano sotto l’effetto del campo elettromagnetico, oscillando alla stessa frequenza del campo eccitatore. Le lamine hanno una permeabilità magnetica elevata e ciò consente di trasferire più energia alla bobina ricevente, quindi una volta introdotto il tag nello spazio tra le antenne, il segnale rilevato cresce di ampiezza nell’intervallo di pulsazione, ma quando le lamine sono “accordate” alla frequenza del campo irradiato, la crescita di ampiezza è maggiore e progressiva dall’inizio alla fine del treno di impulsi.
– Antitaccheggio RF; il rilevamento avviene irradiando da una delle antenne poste ai lati dell’accesso al negozio un’onda elettromagnetica tipicamente alla frequenza di 8,2 MHz e rilevandone il campo elettromagnetico che ne deriva, mediante una seconda antenna (alcuni sistemi sono, comunque, monoantenna e fanno tutto con una sola antenna).
– I
tag antitaccheggio applicati alla merce contengono, in un involucro di plastica che non ostacola la propagazione delle onde radio, una spirale ed un condensatore elettrico che formano un circuito risonante accordato alla stessa frequenza trasmessa dalla
barriera antitaccheggio.
– Quando un tag attraversa la barriera, la tensione indotta nella spirale (che è a tutti gli effetti una bobina elettrica) viene cortocircuitata e tale fenomeno induce nell’antenna ricevente (o nella monoantenna) una variazione di corrente: questa condizione fa scattare l’allarme nei
sistemi antitaccheggio.
– Antitaccheggio elettromagnetico: funziona similmente al sistema RF, solo a frequenza più bassa (intorno al kHz) e i tag sono di materiale ferromagnetico che viene facilmente saturato dal campo elettromagnetico sviluppato dal trasmettitore, cioè raggiunge rapidamente la sua massima magnetizzazione residua ogni volta che il campo magnetico varia.
– La variazione dell’induzione elettromagnetica nel metallo interferisce con la frequenza di lavoro della barriere sistema, consentendo di rilevare, tramite la bobina ricevente, se c’è una tag o un’etichetta attiva nel campo d’azione delle
antenne antitaccheggio, così da far scattare l’
allarme.
Il jammer funziona davvero?
Veniamo dunque alla domanda cruciale: i jammer possono bloccare il rilevamento dei
tag antitaccheggio? La risposta è che su alcuni sistemi sì, perché “accecano” l’antenna ricevente impedendo che le variazioni di campo elettromagnetico siano rilevate, però molto dipende da come sono fatti e da come funzionano:
– se si limitano ad emettere uno sweep di frequenza, possono sovrapporre le proprie onde elettromagnetiche a quelle della barriera antitaccheggio e quindi coprire il segnale del tag, a patto di emettere una potenza radio superiore a quella dell’antenna trasmittente;
– se emettono una banda di frequenze sintonizzata con quella del sistema antitaccheggio, ed è il caso degli RF, possono impedire il rilevamento solo a patto di trasmettere una potenza rilevante, altrimenti non funzionano, soprattutto con i sistemi di ultima generazione;
– se invece generano un forte segnale RF a banda stretta, hanno efficacia soltanto se il circuito ricevente ha scarsa selettività, altrimenti difficilmente funzionano.
– non riescono a interferire, invece, con il funzionamento dei sistemi AM, che rappresentano la tecnologia più recente e che sono insensibili ai disturbi elettromagnetici, giacché l’antenna ricevente è sensibile al disturbo prodotto dal tag in risonanza per effetto della magnetostrizione e non ad altre onde elettromagnetiche, in special modo quelle costanti prodotte dalla media dei jammer.
Una ulteriore protezione può derivare dall’integrazione, nei
sistemi antitaccheggio, di circuitazioni capaci di dare l’allarme in caso di “accecamento” da parte di onde elettromagnetiche fuori dalla frequenza prevista.
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